Disoccupazione sempre più in salita: dove sono le istituzioni?

Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: a gennaio il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all’11,9%, mentre quella giovanile è calata al 37,9% dal 39,2%.

La causa di quest’ultima sono gli inattivi, cioè coloro che non possiedono un’occupazione né la cercano. Dati sconcertanti, che descrivono un quadro a dir poco spaventoso e che non migliorano con il tempo. Ci mostrano una nazione ferma, che non procede, anzi indietreggia, nel campo sociale, politico ed economico.

Le mille lotte tra partiti e le discussioni interne fungono da specchietti per le allodole e allontanare l’attenzione dai veri problemi che questa classe dirigente non riesce a risolvere. Troppo impegnati a pensare alle poltrone. Troppo stressati alle correnti di pensiero. Nessuno che si soffermi e pensi al prossimo, al bene comune.

La povertà aumenta, la disoccupazione cresce e la gente che non sa come poter arrivare al giorno dopo è sempre di più. Si pensa alle caste, alle banche, ai poteri forti. Ma dov’è chi pensa ai bisognosi, a coloro che non hanno voce? E’ vero, ci sono le Onlus e le mille organizzazioni che gli aiutano. I fondi per sovvenzionarli però diventano sempre meno e oppressi dalla burocrazia.

La domanda sorge spontanea: dove sono le istituzioni? Dove sono i politici? Cosa fanno per i lavoratori? Che fine ha fatto il raggiungimento del bene comune sostenuto da Sandro Pertini?

Non ci sono esempi da seguire. I giovani e il resto dell’elettorato non sanno a chi fare affidamento.

Importante e unica strada per riprendere la via della risoluzione è il cammino socialista, senza più divisioni. Solo così, attraverso una politica di solidarietà, di sostegno delle piccole realtà e a contatto con tutto l’elettorato.

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